Luciana Littizzetto, la paura per la quasi-figlia a Minsk: “Tra covid e guerra non la vedo da un po’”

Luciana Littizzetto

La guerra cambia tutto, anche il lavoro dei comici. Quello che prima era un tabù sul quale scherzare diventa una lama che ferisce. Questo lo sa bene Luciana Littizzetto, che da anni porta il sorriso la domenica sera sui volti dei telespettatori di Rai1.

La sua comicità nasconde sempre tracce di critica ed è anche questo che la fa amare quanto odiare. Trovare le battute comiche non è facile: “Prima potevi scherzare su tutto. Io lo facevo: guerre, situazioni imbarazzanti… Ora che ho avuto a che fare con persone colpite da malattie, ho capito che ridere di alcuni argomenti è molto difficile”, ha dichiarato al settimanale Oggi.

Luciana Littizzetto i suoi figli affidatari e la quasi-figlia Svetlana
“Io mi fido di te, storia dei miei figli nati dal cuore” Littizzetto racconta la sua esperienza di mamma affidataria. “Jordan ha quasi 25 anni, Vanessa 27. Vengono da Milano, sono metà italiani e metà kosovari. Abitavano in comunità, dove facevano una vita abbastanza normale”. Accoglierli in casa è stata una grande gioia, ma anche un grande lavoro: “Gli affidi sono sempre un caos, ogni storia fa a sè. Anche le adozioni, ma l’affido è più complesso, può essere che la famiglia d’origine rimanga presente, ma anche i ragazzi che hanno passato tanto tempo in comunità sono tosti”. Littizzetto poi parla della sua “quasi-figlia” bielorussa, Svetlana. “Le avevo detto di venire qui, prima dell’inferno. Vive a Minsk, ha 24 anni, insegna tedesco. NOn vuole lasciare il alvoro. Era arrivata da piccola, con il progetto Chernobyl. Tornava ogni estate. Poi ha studiato là e, tra covid e guerra non la vedo da un po’. Ma lei e Vanessa berciano al telefonino per ore”. Luciana è preoccupata per lei, “perché i soldi non arrivano più e la situazione a Minsk è in divenire”.

Sull’aiuto ai bambini profughi di guerra Littizzetto ha un’idea per precisa, vista anche la sua esperienza: “Aprire le porte è meglio di chiuderle” e poi si spiega meglio “bisogna aprire le porte, con criterio”.

Perché “devi avere cura di chi accogli, e la vera cura è complicata. Ti vorrei amare ma sbaglio sempre no? Ma se scegli, lo fai e non ti lamenti. Ci vuole compassione, nel senso di saper soffrire con. Amore e poi aiuti esterni. Littizzetto sta ospitando, in un suo appartamento a Torino, una signora curda con il suo bambino, una comunità di suore la aiuta, ma “con l’affido del bimbo ti occupi tu, serve energia”.

Immancabile poi una battuta su Fabio Fazio: “No io non comando, chi comanda è lui. Però nel mio spazio sono libera, Fabio non sa mai cosa dico”. Come quando Fazio intervistò il Papa e Littizzetto voleva scambiare due parole con il Pontefice: “Me l’ha passato a fine intervista. Mi sono avvicinata e ho chiesto Papa Francesco senta, sono una comica, vado all’Inferno?, Meglio comica che tragica. Allora Papa la saluto, un bacio. Fazio si è preso un colpo”.

Luciana Littizzetto, la paura per la quasi-figlia a Minsk: “Tra covid e guerra non la vedo da un po’”ultima modifica: 2022-04-01T12:00:23+02:00da maross8